Anche nel paddock del Bahrain si pensa a Michael Schumacher. E si pensa positivo perché da Grenoble arrivano buone notizie sulle condizioni del pluricampione. Buone nuove inattese, perché poco più di una settimana fa l’ex medico della Formula 1 Gary Hartstein aveva invece espresso seri dubbi sulla possibile ripresa di Schumi, preannunciando peggioramenti dovuti all’imperizia di chi ha soccorso il tedesco sulle nevi di Meribel. «Ci sono dei segnali che ci incoraggiano», ha invece detto la manager del pilota Sabine Kehm al tabloid Bild, parlando di «sensibili miglioramenti».
Gp blindato. Cinque giorni sono pochi per aspettarsi grossi cambiamenti rispetto a Sepang, dove i valori in pista sono apparsi chiari: Mercedes davanti a tutti, Red Bull sulla strada della rinascita e Ferrari a inseguire. Insomma, in Bahrain non dovrebbero vedersi troppi sconvolgimenti rispetto a uno scenario già noto. Come è nota l’aria tesa che si respira nel piccolo Stato arabo, dove le proteste contro il governo locale gettano timori sul Gp e le misure di sicurezza sono state rafforzate.
Ottimismo rosso. In casa Ferrari prosegue, nonostante i risultati deludenti, la linea dell’ottimismo. Fernando Alonso la porta avanti con decisione: «Il margine di crescita è parecchio, possiamo diventare molto più competitivi. Sarebbe triste se sentissi fin da ora che non possiamo arrivare all’ultima gara di Abu Dhabi a giocarci il titolo. Siamo solo al terzo week-end, c’è ancora tanta strada e siamo pronti a combattere».
Non preoccupa il gap dagli avversari. «Possiamo fare un buon lavoro, ne sono convinto. Siamo nelle prime fasi dello sviluppo della vettura e quest’anno, a differenza del mezzo decimo che potevamo sperare di guadagnare fino al 2013, stiamo migliorando due decimi al giro».
Sulla stessa lunghezza d’onda il compagno di squadra Kimi Raikkonen: «C’è da migliorare ma abbiamo persone e strumenti per farlo. Ci vorrà tempo ma recupereremo. Qui se partiamo bene come in Malesia ma non abbiamo i problemi accusati in gara possiamo vivere un buon week-end». Poi glissa sulla temuta convivenza con lo stesso Alonso. «Non ci sto pensando, bado solo a dare il massimo per risolvere i problemi della vettura e ottenere risultati in linea con le mie ambizioni».
Vertice sul futuro. Che la nuova Formula 1 continui a destare perplessità è fuor di dubbio. Martedì il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo ha incontrato Bernie Ecclestone a Londra esprimendogli la necessità di correggere al più presto la rotta perché le nuove regole sembrano aver deluso tutti, spettatori compresi. Il filo del discorso verrà ripreso in Bahrain quando i due si incontreranno anche con il presidente della Federazione internazionale Jean Todt. Ieri è arrivata ulteriore conferma di una certa disaffezione del pubblico: in un sondaggio di ferrari.com l’83% di oltre 50mila votanti ha bocciato il nuovo format, criticato soprattutto per il fatto che i piloti sono costretti a fare i “ragionieri” per risparmiare carburante.
La voce di Minardi. Nel dibattito si inserisce anche Gian Carlo Minardi, storico team manager dell’omonima scuderia, oggi Toro Rosso: «Si sente dire che la gente scappa dalla Formula 1 perché le macchine non fanno più rumore. Bisognerebbe parlare di cose più serie, come la gestione delle penalità da parte dei soggetti che giudicano, commissari che cambiano a ogni appuntamento. La Fia dovrebbe scegliere un gruppo di lavoro unico per tutti i Gran premi, garantendo uniformità».
Arriva Haas. Intanto sembra che un nuovo soggetto sia pronto, dal 2015, a inserirsi nel Circus. Gene Haas, manager statunitense che gestisce vari team automobilistici (il più importante nella Nascar) starebbe pianificando lo sbarco in Formula 1. «Credo che Haas sarà accettato – ha dichiarato Ecclestone a The Indipendent – ha i soldi, vedremo se vorrà spenderli».
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