dalla redazione
Roma, 22 febbraio 2013, Nena News – Il Bahrain brucia: da oltre una settimana la capitale Manama è teatro di manifestazioni e scontri tra giovani, opposizioni sciite e polizia. Dopo la morte di un attivista e di un poliziotto la scorsa settimana, si conta la terza vittima: si tratta di un ragazzo di 20 anni, ferito il 14 febbraio (giorno del secondo anniversario della Rivoluzione della Perla) alla testa da un candelotto e deceduto ieri.
Sono oltre 60 le vittime della rivolta in Bahrain, mai pacificato da due anni a questa parte. Gli scontri si fanno sempre più violenti: al lancio di sassi da parte dei giovani manifestanti, la polizia risponde con i gas lacrimogeni. Le opposizioni tentano il dialogo con il regime sunnita degli Al Khalifa, ma i gruppi più giovani della popolazione non vogliono cedere al compromesso di un governo di unità nazionale.
Da oltre venti giorni l’opposizione sciita e il governo sunnita tentato di trovare una via di uscita aprendo al dialogo: le opposizioni chiedono la creazione di una monarchia costituzionale (con un esecutivo eletto dal popolo e non scelto dal re) e un ruolo centrale nel governo del Paese. Ovvero, la fine delle discriminazioni politiche nei confronti della componente sciita, ad oggi esclusa anche dalle forze di sicurezza.
Da parte sua il regime, che ha sempre negato l’esistenza di un sistema discriminatorio nei confronti della popolazione sunnita, cerca di crearsi un consenso anche nelle strade. Ieri circa 20mila persone sono scese in piazza a Manama, organizzate dal National Unity Assembly (da due anni voce contraria alle manifestazioni anti-governative), per protestare contro le violenze di piazza e il terrorismo che insanguina il Bahrein. Nena News