Un altro avvocato nel mirino delle autorità del Bahrain. Il 3 luglio scorso la Corte d’appello di Manama ha confermato confermato la pena detentiva di un anno contro l’avvocato 25enne Mahdi al-Basri, con l’accusa di aver insultato il re del Bahrein nei messaggi postati su Twitter. I suoi avvocati si appelleranno alla Corte di Cassazione. Mahdi al-Basri è detenuto nella prigione di Jaw, alla periferia della capitale.
Secondo quanto riporta Amnesty International, Mahdi al-Basri è stato arrestato 11 marzo 2013 a seguito di un raid della polizia nella sua casa a Karrana, nel nord del Bahrain. Altri quattro uomini, Mahmood ‘Abdul-Majeed’ Abdullah al-Jamri (34), Hassan ‘Abdali’ Issa (33), Mohsen ‘Abdali’ Issa (26) e ‘Ammar Makki Mohammad Al-Aali (36) sono stati arrestati il 12 marzo. Il processo per i cinque uomini è iniziato il 24 marzo presso la Corte penale con l’accusa di aver insultato il re attraverso messaggi postati su Twitter.
Mahdi al-Basri ha negato le accuse, affermando che il suo account personale Twitter non era l’account utilizzato per inviare questi messaggi e che non aveva alcuna connessione con l’account che ha usato il suo indirizzo IP. Tutti e cinque sono stati condannati ad una pena detentiva di un anno il 15 maggio, secondo l’articolo 214 del Codice penale del Bahrain che fa rientrare nei reati “offendere l’emiro del paese [il re]e la bandiera nazionale”.
Il caso di Mahdi al-Basri non è però isolato. Dal febbraio 2011 infatti sembrava non essersi fermata l’ondata di repressione attuata dalle autorità, che continuano ad usare il pugno di ferro nei confronti di porta avanti istanze di libertà. Diverse organizzazioni tra cui il Centro per i diritti umani del Bahrein hanno lanciato numerosi appelli anche alla comunità internazionale, denunciando anche i numerosi casi di torture oltre agli arresti arbitrari.
di Elisa Cassinelli
