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Dieci membri dell’opposizione dell’emirato del Bahrain sono stati condannati a pene che vanno dai 15 anni di reclusione all’ergastolo in quanto accusati di cospirare contro lo Stato.
I dieci avrebbero organizzato una cellula con scopi eversivi legata ai pasdaran iraniani (Guardiani della Rivoluzione) e, stando alle accuse ed a quanto accettato dai giudici, erano in fase di progettazione di omicidi di politici.
Il Bahrain vive di per sé una contraddizione, in quanto la maggioranza della popolazione (1,26 mln) è, come in Iran, di fede sciita, mentre la famiglia regnante si riconosce nella confessione sunnita; fino al 1783 l’arcipelago di 33 isole era parte del territorio persiano.
Le proteste della Primavera araba, che attraversarono il paese nel 2011, furono represse nel sangue e la responsabilità dei disordini venne attribuita alla longa manus dell’Iran; tuttavia, nonostante i ripetuti tentativi, la monarchia non è mai riuscita ad introdurre le riforme necessarie per modernizzare il sistema di governo.
Non è comunque la prima volta che vengono arrestati oppositori poi accusati di avere legami con i pasdaran e solo pochi giorni fa Ali Salman, segretario del maggior partito di opposizione Aal-Wefaq, è stato condannato per “insulti e menzogne nei confronti delle autorità”.

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