Gli attivisti a tutela dei diritti umani sono insorti e hanno lanciato la campagna #stoptheshipment, ma il governo difende l’uso di questi strumenti per gestire l’ordine pubblico
In Bahrain, quel piccolo Regno che si trova sull’arcipelago vicino alle coste del Golfo Persico, è in questi giorni viva una disputa sui gas lacrimogeni utilizzati dal governo per reprimere il dissenso dilagante tra la popolazione. Pochi giorni fa nel Paese è stata lanciata la campagna “Stop the Shipment” (#stoptheshipment), con l’obiettivo di chiedere alla Corea del Sud di cancellare la vendita e l’invio al governo di oltre 1.6 milioni di gas lacrimogeni, ampiamente utilizzati dalle forze dell’ordine per mettere a tacere le proteste con le quali da due anni e mezzo la popolazione chiede maggiore giustizia sociale e riforme democratiche.
Ma da Manama, la capitale, i funzionari e i media filogovernativi si sono opposti a questa campagna, asserendo che l’utilizzo di gas lacrimogeni avviene in accordo con le norme internazionali. Il portavoce del governo, Samira Rajab, ha affermato che i gas lacrimogeni non sono letali, la loro produzione, il loro acquisto e il loro utilizzo è consentito in tutto il mondo per disperdere la folla e creare distanza tra la polizia e le persone.
Ma gli attivisti e le organizzazioni a tutela dei diritti umani lamentano un uso indiscriminato di questi strumenti. E sostengono che negli ultimi due anni e mezzo la polizia ha ucciso tra i 90 e i 100 manifestanti, più del 30% morto a causa dell’inalazione dei gas o perché colpito da candelotti. Human Rights Watch ha fatto sapere che dal 2011 le forze di sicurezza del Bahrain hanno ripetutamente utilizzato gas lacrimogeni, in modo eccessivo e talvolta fuori legge, per reprimere le manifestazioni antigovernative. E al Guardian, Alaa Shebabi, fondatore del gruppo di attivisti Bahrain Watch, ha detto che è in corso un’iniziativa legale con l’obiettivo di far classificare i gas lacrimogeni al pari di armi chimiche.
La campagna “Stop the Shipment” è stata lanciata in seguito al ritrovamento, lo scorso 16 giugno, di un documento nel quale il ministro degli Interni del Bahrain ha ordinato gli oltre 1.6 milioni di gas lacrimogeni. Una partita piuttosto cospicua se si pensa che la popolazione del Bahrain è di 1.2 milioni di persone. A trovare il documento è stato il gruppo di attivisti Bahrain Watch.
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