di Luca Pistone. Scritto il gen 8 2013 alle 7:00.
La corte suprema del Bahrain ha confermato ieri le pene contro 13 dirigenti dell’opposizione per la loro partecipazione alle proteste del 2011. Le condanne vanno dall’ergastolo alla reclusione tra i 5 e i 15 anni di carcere.
Gli avvocati della difesa informano che i 13 oppositori, detenuti da due anni, non potranno appellarsi a questa decisione. A sette di loro – tra questi anche Abdulhadi Alkhawaja, fondatore del Centro per i diritti umani del Golfo – spetterà il carcere a vita, mentre ai restanti sei la reclusione dai 5 ai 15 anni di carcere. I 13 sono tutti sciiti.
Nell’aprile del 2011 aveva avuto inizio il primo processo contro gli oppositori, un mese dopo che il governo del regno del Golfo, guidato dalla dinastia sunnita al-Khalifa, reprimesse il movimento di protesta. Successivamente, il 30 dello stesso mese, la corte suprema aveva ordinato un nuovo processo.
Nel giugno di quell’anno, i 13 militanti erano stati condannati a pene che andavano dai due anni di carcere all’ergastolo da un tribunale speciale per il presunto complotto contro il governo. In seguito, il 4 settembre, una corte d’appello aveva confermato l’ergastolo per gli oppositori.
Dal febbraio del 2011, migliaia di manifestanti hanno tenuto frequenti manifestazioni per le strade del Bahrain a sostegno e in difesa della democrazia, chiedendo in alcuni casi la trasformazione del paese in una repubblica.
Nel marzo del 2011, truppe dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti (EAU) erano entrate nel paese a sostegno del governo di Manama e su sua richiesta.
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