di  Luca Pistone.  Scritto  il  30 luglio 2013  alle  7:51.

L’assemblea nazionale (parlamento) del Bahrein ha approvato questa settimana una serie di raccomandazioni che danno alle autorità maggiori poteri per reprimere le proteste a favore delle riforme politiche, che si prevede possano aumentare il prossimo mese.

Le nuove misure, varate in una sessione straordinaria, includono la possibilità di dichiarare leggi di emergenza, togliere la nazionalità ai condannati, inasprire le pene e perseguire gli attivisti nelle reti sociali, riportano i media locali.

Prevedono inoltre il divieto di ogni sorta di protesta nella capitale Manama, e mettono in guardia gli ambasciatori dei paesi occidentali qualora intendessero appoggiare le attività dei gruppi oppositori.

L’assemblea nazionale del Bahrein è composta da due camere di quaranta membri ciascuna. La camera alta (Shura) è nominata dal sovrano, e la bassa è eletta dal popolo.

L’opposizione si è ritirata dal parlamento nel 2011 in segno di protesta contro il giro di vite sui manifestanti e la mancanza di potere e di indipendenza della camera.

Rima Shallan, nota avvocato attivista, ha scritto tramite il proprio account Twitter che si tratta di una vera e propria “dichiarazione di guerra” dello stato contro il popolo. Secondo un altro attivista per i diritti umani, Seyed Youssef al Mahafda, sono misure adottate sul campo già da tempo.

In molti vedono questa decisione come un tentativo di reprimere sul nascere una grande manifestazione convocata per il 14 agosto.

Dal febbraio 2011 il piccolo reame è teatro delle proteste della maggioranza sciita contro la minoranza sunnita al governo. Secondo l’opposizione, oltre un centinaio di persone hanno perso la vita nella repressione delle forze dell’ordine e altre cento sono state arrestate e condannate a svariati anni di carcere.