L’accusa, riportata dall’ong Human Rights Watch, proviene da M. Cherif Bassiouni. Il giurista egiziano-americano, capo della Commissione d’inchiesta indipendente sul Bahrain (BICI), punta il dito contro le autorità del Bahrein che avrebbero omesso di dar seguito alle principali raccomandazioni della commissione in tema di diritti umani. Raccomandazioni vecchie ormai di un anno eppure disattese dalle forze di sicurezza e dalle autorità governative, colpevoli di violazioni gravi e sistematiche in relazione alla repressione delle manifestazioni a sostegno di una maggior democrazia svoltesi nel 2011.
Sebbene le autorità abbiano infatti rilasciato alcune persone ingiustamente detenute in relazione alle proteste, reintegrato molti lavoratori licenziati e studenti, e perseguito alcuni uomini delle forze di sicurezza – pochi e, in genere, di basso livello, precisa HRW –, rimangono tutt’oggi in carcere gli attivisti leader dell’opposizione condannati a lunghe pene detentive, insieme a molti altri partecipanti alle proteste di piazza, per lo più pacifiche. E ancora nel 2012 gli arresti e le azioni penali di matrice politica sono proseguiti.
Re Hamad bin Isa Al Khalifa, che aveva nominato la BICI nel luglio 2011 per studiare la risposta del governo alle manifestazioni avvenute nel mese di febbraio e marzo 2011, ne aveva accettato alcuni mesi dopo le conclusioni, benché evidenziassero gli abusi da parte delle forze di sicurezza – compresa la tortura e arresti arbitrari diffusi –, ma alla consapevolezza non sono seguite azioni significative. Anzi. «Il Bahrain – ricorda Joe Stork, vice direttore per il Medio Oriente di Human Rights Watch – ha meritatamente ottenuto molto credito per la nomina di un organismo indipendente istituito per valutare le violazioni del governo… In effetti, per molti versi, situazione dei diritti umani nel Bahrain è solo peggiorata da quando il re accettato le conclusioni della Commissione e le sue raccomandazioni».