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C’è un modo sottile con cui le autorità del Bahrain stanno fiaccando parte della popolazione: il diniego di cure mediche a chi soffre di anemia.
A rivelarlo è un rapporto del Centro per i diritti umani del Bahrein, un’organizzazione non governativa registrata nel 2002, co-fondata da Abdulhadi Al-Khawaja e da lui presieduta fino alla sua condanna all’ergastolo, per reati di opinione, dopo la rivolta del 2011. Dopo che anche il nuovo presidente, Nabeel Rajab, è finito in carcere, ora la presidenza dell’organizzazione è affidata a una delle figlie di Al-Khawaja, Maryam.
L’anemia ereditaria è la nona causa di morte nel paese, il cui principale ospedale, quello di Salmaniya (a sua volta colpito dalla repressione) sta attualmente curando 18.000 pazienti. Altre 65.000 persone, secondo fonti non ufficiali, ne soffrirebbero e sarebbero escluse da ogni trattamento. La popolazione del piccolo regno del Golfo persino non raggiunge i 1,3 milioni.
Da quando, nel 2011, il vento della primavera araba ha raggiunto il Bahrain (una “primavera” sui generis, guidata dalla discriminata comunità sciita, con una forte presenza di donne, sindacalisti, operatori sanitari e e docenti), il numero dei morti di anemia si è impennato e la precedente media di 2,5 morti al mese è raddoppiata.
Ecco la questione relativa ai diritti umani che emerge dal rapporto del Centro per i diritti umani del Bahrain: la correlazione tra repressione e aumento dei morti di anemia passa attraverso le biografie delle vittime, prigionieri politici cui sono state negate le cure mediche o che le hanno ricevute in forma del tutto inadeguata, o ancora che, raggiunti da una nuova condanna, sono stati prelevati dai reparti dell’ospedale di Salmaniya e portati in carcere.
Abbiamo già denunciato l’uso senza precedenti dei gas lacrimogeni da parte delle forze di sicurezza del Bahrain. Il dottor David Rees, consulente di ematologia pediatrica presso il King’s College Hospital di Londra, non ha dubbi: i gas lacrimogeni limitano la presenza di ossigeno nell’organismo umano e questo, in un soggetto anemico, può provocare gravi complicazioni polmonari fino alla morte, soprattutto se i gas vengono lanciati, come avviene in Bahrein, in spazi chiusi come le abitazioni private.
Probabilmente anche questo rapporto sulla negazione del diritto alla salute, dopo tanti altri rapporti sulla violazione dei diritti civili e politici, passerà inosservato. La rivolta del Bahrein non è di moda. Noi continuiamo da oltre un anno a seguirla.
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