Il turbolento Bahrain al voto per il secondo turno di elezioni parlamentari, che le tensioni religiose trasformano in referendum per i sunniti al potere. La maggioranza sciita, che sostiene di essere discriminata ed emarginata dalle istituzioni, ha lanciato un appello al boicottaggio.
Quello alle urne è però secondo alcuni un passaggio obbligato per un futuro migliore.
“Ho deciso di votare perché la democratizzazione non avviene dalla sera alla mattina – dice una donna -. In diversi paesi è durata secoli. Ritengo quindi di avere la responsabilità di sostenere il Paese in questo processo. Tutto non è certo come vorremmo, ma se non passiamo per le diverse tappe non raggiungeremo mai i nostri obiettivi”.
L’appello dell’opposizione a disertare le urne rende il risultato scontato e sposta l’attenzione sull’affluenza.
“Sto senza esitazione dalla parte di chi boicotta la il parlamento-farsa che abbiamo nel nostro paese – dice un passante -. Non c‘è un solo candidato che meriti il voto. Chi siede in Parlamento non fa che minacciare e terrorizzare la popolazione”.
Portabandiera dell’appello al boicottaggio è Al-Wefaq, principale gruppo d’opposizione e spina dorsale di proteste che, iniziate nel 2011, ancora in occasione del primo turno di sabato scorso denunciavano una democratizzazione ancora ampiamente incompiuta.