MANTOVA. La richiesta del visto è stata spedita, ora è in fase di valutazione da parte del consolato statunitense che ha due giorni per dare la sua approvazione. Da quel momento inizierà l’ultimo conto alla rovescia per l’atterraggio di Bryan Davis nel pianeta Stings. Il nuovo pivot statunitense, che in questo momento si trova a Houston con la moglie, salvo imprevisti arriverà all’aeroporto di Bologna entro questa settimana per recarsi immediatamente a Poggio Rusco e iniziare ad allenarsi e cominciare il processo di integrazione con i nuovi compagni.
Un percorso delicato e fondamentale per il bene della squadra, come ha già anticipato il neo capitano Klaudio Ndoja. In attesa dell’arrivo però Davis alla Gazzetta si lascia già andare a un commento sulla sua nuova avventura, la prima in Italia: «Mi piace guardare a me stesso come a un giocatore di basket completo, capace di dare il suo contributo in entrambe le metà campo – è la descrizione che Davis dà di sé, la stessa che ha usato anche Justin Hurtt per definire il suo stile gioco e se entrambi manterranno la parola Alberto Martelossi può già sfregarsi le mani – non ho avuto ancora la possibilità di guardare che tipo di gioco adotterà la squadra, ma vorrei davvero che il nostro gioco avesse la priorità di mettere in campo una grande difesa, è il passaggio da compiere prima per avere poi una fase offensiva che nasca proprio da quello. Non vedo l’ora di giocare con questa squadra ed essere parte di un grande club».
Potrà farlo probabilmente nell’amichevole del 23 settembre contro Piacenza a Poggio Rusco, o in alternativa pochi dopo al PalaBam contro la Leonessa Brescia. Gli ultimi chilometri di un vero proprio giramondo, conoscitore della palla a spicchi di quattro continenti. In campo ha ancora tanta benzina da far bruciare nel proprio motore (compirà 29 anni il prossimo 31 dicembre) ma quella utilizzata per costruire la propria carriera ha pochi eguali. Per collegare in linea d’aria passo per passo gli stati dove ha calcato i parquet (Texas, Polonia, Ucraina, Cina, Corea del Sud, Polonia, Cina, Nevada, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Bahrain, Taiwan e Porto Rico) occorrerebbe un filo di oltre 94.000 chilometri.
Un bagaglio umano, di esperienza e di cultura cestistica enorme, di cui la Dinamica Generale potrà beneficiare a breve. Gli mancava l’Italia: «Ho deciso di venire qui a Mantova perché per me è una grande opportunità giocare in questo paese – rivela sul sito ufficiale degli Stings – ho parlato col coach, abbiamo fatto una bella chiacchierata e questa è una cosa molto importante. Mi ha fatto una buona impressione, che mi ha anche aiutato a prendere questa decisione. La prima sensazione che ho avuto è che Alberto Martelossi sia un allenatore che sa quello che vuole, è deciso e ha anche grandi aspettative su questa squadra».
I tifosi si stanno già sbizzarrendo a cercare highlights su internet. La valigia è pronta per essere disfatta, al suo posto sulla spalla metterà il borsone per andare in palestra. Il nuovo decollo, questa volta per schiacciare e far esultare i sostenitori della Dinamica, sta per iniziare. Allacciate le cinture.