Si fa il punto sui 53 padiglioni «self built», costruiti dai Paesi che avranno un loro spazio (a loro si aggiungeranno quelli ospitati nei cluster, i padiglioni tematici legati a singoli prodotti o ambienti, e si arriverà a oltre 140 nazioni ospiti dell’esposizione). Entro fine gennaio, una ventina di Stati avranno concluso il proprio padiglione e useranno le ultime settimane per finiture e allestimenti interni: oltre a quelli citati, sono molto avanti con i lavori Azerbaigian, Israele, Qatar, Principato di Monaco, Germania, Kuwait, Giappone, Svizzera, Oman, Belgio, Kazakistan, Regno Unito, Cile, Vietnam. La principale criticità riguarda due paesi baltici (Lettonia ed Estonia) che, pur avendo già pronti il progetto e i soldi per realizzarlo, sono fermi per due ricorsi e stanno aspettando il pronunciamento finale della magistratura. In ritardo anche la Turchia, che aveva subito aderito all’Expo italiana, poi si era ritirata per tornare nel settembre scorso. «Hanno dovuto correre – spiega Sala – lanciando velocemente una procedura di gara. Il contratto è già stato assegnato ed entreranno in cantiere il 10 gennaio: sarà una corsa contro il tempo perché hanno un padiglione grosso, di quasi 4 mila metri quadrati, ma sappiamo che le imprese turche sono estremamente efficienti». Tempi stretti anche per l’Olanda, ultimo Paese che ha aderito, che consegnerà domani il progetto definitivo e il 15 gennaio darà il via ai lavori.