Expo2015, il Padiglione del Barain

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La Svizzera è stata la prima a presentare il proprio progetto, la Germania la prima a presentarsi in cantiere. Eppure il Bahrain è stato il primo partecipante di Expo 2015 a completare il proprio padiglione, la cui costruzione era stata affidata all’impresa brianzola Restaura. Elemento caratteristico della struttura, gli alberi sistemati nelle parti aperte della struttura progettata dagli architetti Anne HoltropAnouk Vogel, messe a dimora per ultime: per spostarle dal Golfo Persico a Milano serviva tempo mite ed è stato necessario aspettare la primavera.

 

Dopo il successo della partecipazione ad Expo Shanghai 2010, il Bahrain prende parte a Expo Milano 2015. A rendere ancora più forte la presenza ad Expo Milano 2015 del Barain sono i 2.000 metri quadrati del Padiglione, commissionato dal Ministero della Cultura del Bahrain. Già dall’antica Civiltà di Dilmun, il Bahrain ha vantato una storia agraria ricca e unica. Questo patrimonio è favorito dalle abbondanti sorgenti di acqua dolce che scorrono in questa terra, altrimenti arida. Il Padiglione del Bahrain a Expo Milano 2015 dal tema “Archeologia del Verde”, rappresenta un’interpretazione delle relazioni che legano insieme il patrimonio agrario del Paese e la sua cultura. Il cuore del Padiglione rende omaggio a questo ricco patrimonio e presenta anche dei manufatti storici risalenti a migliaia di anni fa, ognuno dei quali legato alle tradizioni agrarie e alle leggende  del Bahrain, raccontandolo come il Giardino dell’Eden e la Terra da un Milione di Palme. Il Padiglione del Bahrain permette ai visitatori di fare un viaggio attraverso 10 orti botanici, ognuno caratterizzato da piante che porteranno frutto in momenti diversi del Semestre della manifestazione.

 

Il progetto del Padiglione
Il padiglione, progettato dall’architetto Anne Holtrop e dal paesaggista Anouk Vogel, è concepito come un paesaggio continuo di frutteti che si intersecano in una serie di spazi espositivi chiusi. Costruito in pannelli prefabbricati in calcestruzzo bianco, il Padiglione verrà trasferito in Bahrain alla fine di Expo Milano 2015 e sarà ricostruito trasformandosi in un giardino botanico. I componenti prefabbricati degli edifici, visibili attraverso le cuciture che li collegano l’un l’altro, ricordano le forme presenti nell’archeologia tipica del Bahrain. Il padiglione del Regno del Bahrain all’Expo Milano 2015 è un’interpretazione poetica dell’eredità della cultura agricola del paese, che discende dall’antica civiltà di Dilmun. Al suo interno oltre ai dieci diversi frutteti – Musa Basjoo, Ficus Carica, Ziziphus Jujuba, Opentia Ficus, Indica, Phoenix Dactylifera, Punica Granatum, Citrus, Olea Europaea, Carica Papaya, Vitis Vinifera – ciascuno dei quali porterà i suoi frutti a maturazione in tempi diversi nell’arco dei sei mesi dell’Expo -, sono esposti alcuni reperti archeologici della millenaria tradizione dell’agricoltura a rinforzo dell’immagine proposta dai molti miti del Bahrain quale luogo del Giardino dell’Eden e Terra del Milione di Palme. I frutteti sono separati l’uno dall’altro da spazi chiusi che si ‎affacciano sui frutteti e li circondano. Questi ‎spazi sono a loro volta ‎ destinati ad un’area di ‎accoglienza, un’area adibita a mostre e un’altra a una caffetteria che delizierà i visitatori con la ‎cucina locale bahreinita. I pannelli in calcestruzzo bianchi con cui è realizzato il padiglione sono ‎intercomunicanti, e permettono così ai visitatori di conoscere l’archeologia del ‎paese attraverso un’esperienza unica della creatività bahreinita artistica e scientifica.‎

 

 

 

 

 

 

 

                                                          

 

Attraverso riprese filmiche e sonore, l’installazione riflette sugli spazi dell’agricoltura in Bahrain, dalle pratiche tradizionali alle coltivazioni idroponiche intensive. La ricerca sul campo segue la narrazione di un’archeologia delle infrastrutture del sapere ‘invisibile’, passando dalla gestione delle risorse idriche e energetiche agli impianti di desalinizzazione e depurazione, alle ricerche geologiche, ai laboratori di chimica organica, ai depositi genetici di semi e tessuti biologici, alle strategie di utilizzo del territorio, agli investimenti finanziari e alla logistica nella produzione agricola e alla relativa gestione a livello locale e internazionale. Come viene trasmessa e condivisa questa conoscenza? Quali sono i riferimenti alla tradizione? Come si interfaccia l’archeologia alle strategie espositive contemporanee, incluso lo stesso evento.

 

Il Padiglione del Bahrain è stato pensato in linea con il tema dell’Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, riproducendo da una parte gli aspetti meno conosciuti del patrimonio agricolo in una regione arida, e dall’altra le sfide alimentari dei nostri giorni. Nel febbraio 2014, il Ministero della Cultura, che ha commissionato il Padiglione del Bahrain per l’Expo Milano 2015, ha lanciato il bando di concorso per la sua progettazione. Le imprese chiamate a partecipare sono state: X-Architects, Senan Abdelkader, Baukuh, Studio Anne Holtrop e Francesco Librizzi Studio. La giuria, composta da S.E Sceicca May Al Khalifa, Noura Al Sayeh, Bernard Khoury e Luca Molinari, ha scelto il progetto realizzato dall’architetto olandese Anne Holtrop in collaborazione con l’architetto paesaggista Anouk Vogel, poiché meglio rispecchiava i parametri del bando di concorso, il quale richiedeva che il progetto evocasse un’atmosfera paesaggistica. In quattro mesi, i vincitori hanno finalizzato i disegni tecnici del progetto insieme a Sce projects, Breed Engineering e Mario Monotti Engineering e a fine luglio 2014, le autorità italiane hanno concesso le autorizzazioni per la costruzione. I primi di settembre, la società appaltante italiana Restaura SAL ha incominciato i lavori per la costruzione del Padiglione, e li ha terminati a tempo di record, prima fra tutti gli altri padiglioni degli stati partecipanti.

 

“Quest’anno il Padiglione porterà in vita la storia del Bahrain, terra ricca e feconda di prodotti agricoli, che risale all’antica civiltà di Dilmun quando era crocevia tra l’antico Vicino Oriente e la valle dell’Indo” ha detto il Commissario Generale S. E Sceicca Mai bint Mohamed Al Khalifa, “il design e i temi del Padiglione sono frutto del nostro desiderio di accrescere la consapevolezza dell’importanza di salvaguardare questo patrimonio e di preservare i paesaggi naturali nonché le tradizioni culinarie e le colture ad esse associate”.

 

Le giunture, che uniscono le parti della struttura, si rifanno alle forme tipiche presenti nell’archeologia del Bahrain. Il Ministero della Cultura e i collaboratori hanno voluto un Padiglione che restituisse un’immagine raffinata e affascinante al patrimonio culturale agreste del paese. Insomma, un ritratto composito e realistico del paesaggio agricolo che esalta il suo patrimonio ed esamina gli sforzi intrapresi per affrontare le sfide connesse all’approvvigionamento d’acqua, alla mancanza di terreni arabili e alla sicurezza alimentare. “Questa è stata un’esperienza molto gratificante”, ha commentato Anne Holtrop. “È stato arduo ideare un Padiglione destinato ad essere riutilizzato, ma in fin dei conti è stato anche un lavoro appagante, se si pensa che la maggior parte dei padiglioni vengono demoliti al termine dell’Expo.”

 

Nel padiglione durante l’esposizione sarà proiettato un cortometraggio sull’attuale paesaggio agricolo del Bahrain, realizzato dal regista e fotografo Armin Linke. Analogamente in linea con gli interessi dell’Ente bahreinita per le antichità e i beni culturali consistenti nel far conoscere il Bahrain e il suo patrimonio singolare all’Expo, il Padiglione ha fatto affidamento sul pregevole artigianato italiano. Il materiale in ottone è stato realizzato da Marzorati Ronchetti, azienda a conduzione familiare, è una sartoria di mettalli dove prendono forma i desideri e le visioni dei maggiori artisti, designer, architetti della nostra epoca. Invece Magnetti, un’impresa edile italiana fondata 200 anni orsono, ha costruito i pannelli prefabbricati in calcestruzzo e, infine, Viabizzuno, un’azienda di lighting design, ha progettato, fornito e sponsorizzato i sistemi di luce.

 

Il Bahrain è l’unico Paese a presentare sia un libro di cucina basato sulla memoria collettiva, nato da un’iniziativa di crowdsourcing avviata dall’Ente bahreinita delle Antichità e dei Beni culturali, sia una mostra di tradizione e innovazione sulla moda realizzata dalla stilista bahreinita Hind Matar. Inoltre, nel Padiglione, saranno servite pietanze della cucina tipica del Paese accuratamente preparate da Narise Kamber, chef bahreinita e Ambasciatrice del Padiglione. I visitatori del Padiglione potranno acquistare il ricettario della cucina bahreinita e gli indumenti realizzati su misura dalla stilista Hind Matar, in occasione di Expo Milano 2015. Gli indumenti evocano l’architettura del Padiglione, composti di forme ed elementi smontabili, con disegni che richiamano la frutta locale. La fitta tessitura dello jacquard, i suoi colori vivaci, le sue caratteristiche uniche e la sua trama intricata sono un’ode all’arte della tappezzeria bahreinita. Hind Matar è la fondatrice di Matar, firma di abbigliamento femminile di lusso con sede a Londra. È una stilista bahreinita i cui disegni provocanti e appariscenti sono una fusione di contrasti che rispecchiano lo stile di vita della donna contemporanea. Indimenticabile la fusione di tessuto, di linea e bellezza che esplorano le nuove inclinazioni della femminilità.

 

La stilista bahreinita ha voluto collaborare con il gruppo tessile italiano, Clerici Tessuto, realizzando costumi e capi ispirati alla tematica del Padiglione e ideati esclusivamente per l’expo. La collezione, che include pullover, mantelli, camicie con polsini e colletti staccabili, gonne e sciarpe, rende omaggio al ricco patrimonio agricolo del Bahrain e evoca il bivio della metà del ventesimo secolo, quando l’impatto del boom petrolifero sul settore agricolo del Paese era ancora incerto. La stoffa di jacquard ideata per il Padiglione Bahrain prende spunto dalle forme e dai colori della frutta indigena del Bahrain, ugualmente al Padiglione. La collezione presenta una molteplicità di elementi e dettagli separabili emulando la progettazione e la costruzione della struttura montabile e smontabile del Padiglione.

 

“Il punto di partenza era quello di progettare una stoffa di jacquard con una fantasia astratta, una struttura organica, dinamica , tonica e tridimensionale”, ha commentato Hind Matar. “Ho voluto interpretare le diverse forme e colori della frutta nostrale, quali i fichi, il mango , il melograno e i datteri per creare un’opera artistica piena di vitalità da fondere in un disegno tessile unitario . E si è ottenuto un stoffa di jacquard che esprime alla volta la sensualità caratteristica del Bahrain e il suo esotismo inerente, e allo stesso tempo richiama le forme rettilinee e curvilinee del Padiglione.”

 

Per realizzare i suoi disegni la stilista bahreinita si avvale per la prima volta della collaborazione del celebre gruppo Clerici Tessuto, una delle più importanti realtà tessili mondiali per il settore del lusso, con le sue linee di abbigliamento donna e uomo, accessori e arredamento. Fondata nel 1923, l’azienda controlla oggi una completa microfiliera tessile che impiega oltre 300 dipendenti, coprendo l’intero ciclo di nobilitazione della seta e di altre fibre naturali. MATAR è un brand di abbigliamento femminile di lusso fondato dalla stilista bahreinita Hind Matar nel 2014, che debutta nella stagione Primavera / Estate 2014 al designer showrooms in Somerset House durante la settimana di moda di Londra. MATAR si distingue per la sua delicatezza nel fondere i contrasti. Le collezioni esplorano concetti e narrazioni astratti che hanno contribuito all’evoluzione del linguaggio stilistico del brand, quali l’assenza di gravità e lo sgradevole pensiero della giovinezza perduta che sorge davanti alla bellezza dei boccioli in fioritura. In quello spazio inafferrabile tra l’armonioso e il conflittuale , MATAR appartiene al guardaroba di una donna senza età, coraggiosa e semplice.

 

“L’Expo è stata un’occasione per l’Ente bahreinita per le antichità e i beni culturali per organizzare una serie di commissioni creative capaci di produrre tematiche specifiche e rilevanti”, ha evidenziato Noura Al Sayeh, Vice Commissario Generale del Padiglione Bahrain, ma anche Architetto e dirigente del dipartimento di architettura presso l’Ente per le Antichità e del Patrimonio culturale nel Regno del Bahrain, incaricata di supervisionare la progettazione e la realizzazione delle strutture culturali e dei musei, e di programmare mostre e iniziative di scambio accademico. “Permettere a Hind Matar di presentare la sua collezione a Milano, una delle più importanti capitali della moda, era l’occasione per incentivare una promettente stilista bahreinita che si muove su una piattaforma internazionale come lei. La collaborazione con Clerici Tessuto, abbinando l’artigianato italiano alle forme bahreinite ha prodotto una bellissima stoffa di jacquard fatta per l’occasione.” I volontari bahreiniti indosseranno i capi disegnati e realizzati per il Padiglione per rendere più fruibile l’esperienza dei visitatori, i quali potrebbero acquistarli presso il negozio di souvenir del Padiglione.

 

Due italiani di fama mondiale e ambasciatori dell’Expo Milano daranno vita a straordinarie performance per il pubblico internazionale dell’Expo. Giorgio Armani, special ambassador, in occasione dei quarant’anni di attività della sua casa di moda, celebrerà la città di Milano e l’ Expo con una grande sfilata evento che racconterà la storia della maison. A seguire Andrea Bocelli, extraordinary ambassador , eseguirà il brano “La Forza del sorriso”, inno ufficiale di Expo, trasmesso in tutto il mondo.

 

Architetto del padiglione Anne Holtrop
Anne Holtrop, nata nel 1977, nei Paesi Bassi è architetto indipendente, lavora ad Amsterdam. I suoi lavori spaziano dai modelli, alle strutture provvisorie e agli edifici, occasionalmente in collaborazione anche con gli artisti Krijn de Koning e Bas Princen. È direttore di corsi del master Studio for Immediate Spaces al Sandberg Instituut Amsterdam, ed è stata dal 2005 fino al 2013 direttrice della rivista di architettura OASE. Le sono state assegnate numerose sovvenzioni dal Fonds BKVB. Ha vinto il premio Charlotte Köhler Prize per l’Architettura assegnato dalla Prince Bernhard Cultural Foundation.

 

Architetto paesaggista Anouk Vogel
Nata nel 1977, Anouk Vogel ha studiato architettura del paesaggio presso la Metropolitan University di Manchester laureandosi nel 2001. Da allora ha vissuto e lavorato in Olanda, fondando nel 2007 il suo studio. Vincitrice del concorso per il nuovo arredo del Vondelpark, un monumento del patrimonio nazionale olandese, Vogel è stata nel 2010 anche una dei finalisti del prestigioso Prix de Rome per l’Architettura. Il suo lavoro è stato esposto in Europa e tiene regolarmente lezioni in università.

 

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