Articolo pubblicato il: 01/12/2014
Far fronte alla minaccia jihadista, ma anche a quella che potrebbe arrivare dall’Iran sciita. E’ con questo obiettivo che i paesi del Golfo hanno deciso di lanciare un comando militare congiunto, con sede in Arabia Saudita. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri del Bahrain, Sheikh Khalid al-Khalifa, spiegando che il comando dovrebbe essere operativo fin da subito.
La forza si concentrerà su operazioni difensive e affiancherà il già esistente comando navale del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), che ha sede in Bahrain, e quello aereo, che ha sede in Arabia Saudita. La decisione è stata presa in seguito alla grande avanzata dei jihadisti dello Stato islamico (Is), che non solo hanno conquistato ampie regioni dell’Iraq e della Siria, ma raccolgono anche molti consensi tra la popolazione del Golfo.
“Basta guardare – ha detto Sheikh Khalid al Financial Times – alla frammentazione dell’Iraq e alla situazione abominevole in Siria. Se l’Afghanistan è stato la scuola elementare dei terroristi, la Siria e l’Iraq sono la loro università”. “Si tratta di una minaccia molto grave e molti cittadini dei nostri paesi sono andati a combattere lì”, ha spiegato il ministro, aggiungendo che il suo paese è impegnato in una campagna contro cellule di militanti e contro i finanziatori dell’Is.
Secondo i dati di Manama, sono 25 i cittadini del Bahrain che sono partiti per combattere con l’Is, ma la preoccupazione maggiore riguarda le migliaia di simpatizzanti e sostenitori dei jihaditi che sono rimasti in patria, proprio come nei paesi vicini. Lo scorso mese sette fedeli sciiti sono stati uccisi in un attentato in Arabia Saudita. Secondo Riad, gli esecutori appartenevano a una cellula di 77 persone legata all’Is.
Theodore Karasik, del Risk Insurance Management di Dubai, ha spiegato al Financial Times che i paesi del Ccg stanno cercando di creare “una forza operativa congiunta robusta e interoperabile, forte di diverse centinaia di migliaia di uomini, con l’Arabia Saudita che ne fornirà almeno 100.000”. Secondo il ministro degli Esteri del Bahrain, la forza sarà “operativa fin da subito”, anche contro “minacce crescenti” dall’Iran e dai disordini in Yemen.
Il Bahrain, che è governato da una monarchia sunnita ma ha una popolazione in maggioranza sciita, a partire dal 2011 ha conosciuto numerose proteste, che ha represso con la forza e che, a detta di Manama, erano alimentate dall’Iran, principale paese sciita della regione. Per questo, secondo Sheikh Khalid, un “buon” accordo tra Teheran e comunità internazionale sul controverso programma nucleare iraniano sarebbe utile, ma le sanzioni contro la Repubblica islamica non dovrebbero essere rimosse finché il suo atteggiamento nella regione non cambia.