Le autorità di governo del Bahrain, su ordine della monarchia assoluta, hanno annunciato il divieto assoluto di ogni manifestazione e raduno. Lo ha annunciato il ministro dell’interno Rashid bin Abdallah al Khalifa, membro della famiglia reale, spiegando che il divieto servirà a «proteggere la pace civile». Ogni violazione, ha avvertito il ministro, sarà punita con severità.
Il provvedimento che, di fatto reintroduce la legge marziale imposta nel paese nella primavera 2011 durante la repressione delle proteste di Piazza della Perla, ha già causato l’annullamento del raduno organizzato dal partito di opposizione Wefaq nella cittadina di Akar.
Non è chiaro come reagirà alla decisione il movimento popolare di opposizione. Si prevede però che le proteste continueranno e saranno organizzate altre manifestazioni da parte, in particolare, dei bahraniti sciiti che, pur essendo la maggioranza dei circa 700mila abitanti, sono tenuti ai margini e discriminati dal re sunnita Hamad bin Isa al Khalifa.
La repressione ha fatto sino ad oggi, secondo fonti dell’opposizione, un centinaio di morti e numerosi feriti. Sono deceduti anche alcuni poliziotti, l’ultimo dei quali la scorsa settimana. Una morte che sarebbe all’origine del divieto a manifestare contro il re.
Nel Bahrain ha sede la base della V Flotta americana, considerata un sito strategico di eccezionale importanza per gli Stati Uniti impegnati in un duello a distanza contro l’Iran.