La storia del nuoto, sport per talenti precoci, è costellata di imberbi fenomeni capaci di vincere medaglie e di sopianare record del mondo. Bene, ma così si esagera: il caso di Alzain Tareq va oltre la soglia del buon senso. Venerdì 7, nella vasca iridata di Kazan, scenderà in acqua una bambina di appena dieci anni. Proprio così, una piccolina nata nel 2005 che si tufferà in difesa della bandiera del Bahrain. Lei ha la semplicità e la logica stringente dei bambini. «E’ chiaro che devo nuotare io – ha spiegato alla stampa incredula – io sono la nuotatrice più veloce della mia nazione. Sono stata la più veloce tra i miei avversari nelle qualificazioni. C’erano nuotatrici adulte? Certo. Ma ho dovuto superare le mie compagne prima di arrivare qui», ha aggiunto la bambina che gareggerà oggi nei 50 farfalla e domani e nei 50 stile libero. Figlia di un’insegnante e di un nuotatore professionista, la sua presenza non ha mancato di innescare polemiche.
«Bisogna vedere se potrà nuotare in libertà e senza pensieri o se l’ambiente, la famiglia e i suoi genitori la metteranno sotto pressione e pretenderanno il risultato. Una bambina di 10 anni dovrebbe fare le cose tipiche della sua età, giocare con le amiche invece di misurarsi con un ambiente super-competitivo come questo», è il parere del tecnico della formazione tedesca, Henning Lambertz. Ma sul piano regolamentare non c’è niente di anomalo: la Federazione internazionale infatti non prevede limiti di età: soltanto i tuffi sono vietati ai minori di 14 anni per questioni legate alla sicurezza. Altra cosa in Europa, dove invece, consente la partecipazione solo a nuotatori maggiori di 14 anni.
All’inizio della rassegna iridata di Kazan era già venuto fuori dell’atleta birmano Ahnt Khaung Htut, dodicenne, che ha preso part alle batterie dei 100 rana e dei 400 stile libero. Il suo caso, insieme a quello di altri due ragazzini di 11 anni, aveva già infiammato il mondo del nuoto l’anno scorso a Doha, in occasione del mondiali in vasca corta, dove si era parlato dello sfruttamento dei piccoli nuotatori birmani. Le delegazioni di Svezia e Norvegia avevano reagito duramente e anche il nostro capitano Filippo Magnini aveva chiesto «regole certe per vietare la partecipazione dei bambini» alle gare. Dodici mesi dopo le cose non sono cambiate e nessuna norma
è stata introdotta, quindi la partecipazione resta libera. Ma lei, la bambina del Bahrain, è la prima a scacciare le polemiche. «Non ho paura di niente e di nessuno. Anche se non ho mai fatto un mondiale, ho già gareggiato molte volte», ha detto Tareq. E oggi tutto il mondo tiferà per lei.