A Expo i paesi riuniti nel Consiglio di cooperazione GCC hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze ambientali dell’attività estrattiva
A Expo2015, proprio in concomitanza con l’Overshoot Day di ieri, i paesi del Golfo Persico riuniti nel Consiglio di cooperazione GCC – Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, Emirati Arabi, Bahrain e Oman – hanno presentato le loro strategie per affrontare le specificità ambientali dei singoli Paesi desertici e la crescente domanda di energia.
Ogni giorno 100 petroliere entrano nel Golfo e questo impatta sulla vita del mare. Non possiamo tollerarlo a lungo. Diamo energia al mondo ma questo inquina. Abbiamo bisogno del petrolio, noi cerchiamo di tutelare l’ambiente ma il potere dei soldi è forte. Abbiamo animali bellissimi come lo squalo balena e le tartarughe, vogliamo proteggerli,
ha detto Moshin Al-Yafei, direttore del centro studi ambientali dell’Università del Qatar.
Nell’area del Golfo la popolazione è quadruplicata in mezzo secolo e l’urbanizzazione ha messo a rischio la flora e la fauna contribuendo al riscaldamento globale. Al-Yafei spiega che occorre istruire le nuove generazioni, dando loro una coscienza ambientale che le attuali generazioni non possiedono.
L’80% dell’acqua consumata nei Paesi che aderiscono al GCC arriva dalla desalinificazione dell’acqua marina, mentre l’estrazione dalle falde sotterranee resta costosissima, contribuendo al 30% del consumo dell’energia dei Paesi del Golfo.
La soluzione, quindi, è che anche i principali Paesi produttori di petrolio scommettano sulle energie rinnovabili, solare e eolico in particolare viste le condizioni meteo eccellenti per entrambe le fonti rinnovabili. Un’alleanza strategia che, oltre alle politiche energetiche, deve abbracciare anche l’agricoltura e la sicurezza alimentare.
Via | Askanews
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