Dopo 40km di fatica ci sono quattro ragazze sulla strada della gloria e vanno tutte allo stesso ritmo, con la medesima falcata, determinate e ormai sicure del traguardo. Due keniane, Kiprop e Sumgong, più una terza che ha cambiato il passaporto e porta i colori del Bahrain, Kirwa, e un etiope, Mare Dibaba che non ha nessuna parentela con l’oro dei 1500 Genzebe.
Le quattro sanno che la gara sarà decisa allo sprint, forse non sono preparate al fotofinish: vince Dibaba ed è il primo titolo etiope, 2h27’35 ma a un secondo c’è Helah Kiprop in 2h27’36 e attaccate pure il bronzo Eunice Kirwa in 2h27’39 e la quarta Jemima Sumgong in 2h27’42. Nom sembra proprio l’arrivo di una maratona.
In quattro secondi c’è tutto il podio, il record precedente era di 17 secondi, registrato più volte: nel 1991, 2001 e 2009. Mentre il margine di vittoria minimo era di 3 secondi visto a Siviglia nel 1999. Qui hanno quasi annullato da distanza.
Visto che la contemporaneità è il tema dominante Gulzhanat Zhanatbek (Kaz) e Anita Kazemaka (Lat) arrivano insieme mano nella mano dopo aver condiviso il percorso e tirato a vicenda. Cronometro fermato in sincrono: 2h45’54 per entrambe.
Pensare che questo primo oro etiope nato e cresciuto in patria, nel 2009 correva per l’Azerbaigian ma da quelle parti credevano di aver naturalizzato un talento da schierare nelle competizioni giovanili e lei era già troppo vecchia così è tornata indietro e ora alza la bandiera di casa, fa il giro d’onore e occupa la casella mancante: oro. Salvati da un errore burocratico e dai problemi con il catasto.
Non è la sola medaglia di questa maratona che ha cambiato nazione. Il bronzo Kirwa è passata dal Kenya al Bahrain. Da quelle parti limitano l’acceso allo sport alle donne per evitare che si emancipino troppo ma non hanno problemi ad attirare, praticamente comprare, le campionesse nate altrove per fare medaglie. Speriamo che la pubblicità del successo sia utile anche ragazze del Bahrain.