Nel 1975 l’Arabia Saudita non riconosceva la Cina come stato. Oggi il rapporto si basa sul petrolio. Analisi, quote e pronostico di un match che va oltre il calcio.
Arabia Saudita e Cina si sfidano nella prima giornata del Gruppo B a Brisbane (sempre attenzione all’orario, le 10 di sabato mattina in Italia). Di fronte due stili di gioco diversi e anche due programmazioni diverse. L’Arabia Saudita ha cambiato allenatore da tre settimane, annunciando il rumeno Olaroiu il 16 dicembre. A novembre è arrivata in finale alla Coppa del Golfo, ma poi ha perso sia contro il Bahrain che la Corea del Sud nelle partite di preparazione alla Coppa d’Asia. Diciamo che al momento mancano punti di riferimento, e in più, in attacco, l’infiammabile Al Shamrani (8 giornate di squalifica dopo aver cercato di sputare e prendere a testate Spiranovic del Western Sydney in finale di Champions League), l’unica garanzia di un minimo di continuità di rendimento con 6 gol in 9 giornate di campionato, 10 in 13 gare in Champions, è in dubbio per una ricaduta (e sicuramente non ha riconquistato gli australiani quando ha spintonato fuori dal tunnel un tifoso prima di un’amichevole con il Bahrain a Geelong pochi giorni fa).
Dall’altra parte la Cina del francese Perrin (anche se i tifosi avrebbero preferito Lippi) che è imbattuta nelle ultime 10 gare (ne ha giocate 13 dopo essersi qualificata per la fase finale), tra queste anche una vittoria per 4-1 contro l’Oman la scorsa settimana e risultati prestigiosi con Macedonia, Honduras e Paraguay. La nazionale cinese ha una media età molto bassa e questo può essere lo scoglio principale quando hai una nazionale forte a livello di tradizione, non quando intendi ripartire da un nucleo giovane e affamato.
A livello di precedenti la Cina non batte i rivali addirittura dal 2004 e c’è sempre da fare i conti con la tradizione dell’Arabia Saudita che ha centrato le semifinali in quattro delle ultime sei edizioni della Coppa d’Asia, sollevando una volta il trofeo. In Qatar nel 2011 però arrivò col fiatone e perse tutte e tre le gare del girone con un allenatore a partita (tre esoneri in pochi giorni!). Una follia. Significa che la poca programmazione negli ultimi anni non ha pagato.
Arabia Saudita e Cina poi sono solo due delle quattro nazionali ad avere rose con giocatori che militano esclusivamente nei campionati nazionali (anche se Zhang Linpeng ad esempio è pronto per il salto in Europa e qualcuno l’ha pure definito il Dani Alves cinese). Le altre due sono Emirati Arabi e Qatar. Questo significa che, in teoria, il livello dei campionati nel ranking può essere considerato piuttosto affidabile.
Nel 2013, la Pro League saudita era 24ª (#28 nel 2012), mentre la Super League cinese era 34ª ma con un salto di 36 posizioni dal posto #70 dell’anno precedente. L’IFFHS (l’Istituto Internazionale di Statistica e Storia del calcio) non pubblicherà la classifica aggiornata prima della fine del mese ma il progresso della CSL è sotto gli occhi di tutti e l’ossatura della nazionale di Perrin è quel Guangzhou Evergrande che si è fatto notare sul palcoscenico internazionale negli ultimi anni. Il calcio continua a crescere in Cina tanto che nelle scuole superiori sarà una materia obbligatoria per gli studenti a partire dal 2016.
Al Brisbane Stadium per di più alla Cina sembrerà di giocare in casa perché i tifosi cinesi hanno prenotato già da un po’ di tempo un settore di 3.000 posti. Un sostegno su cui l’Arabia Saudita proprio non può contare. Nel complesso è un confronto molto equilibrato (Arabia Saudita 2.45, pareggio 3.00), ma viste le premesse preferiamo leggermente la Cina che bwin quota a 2.80.